"Io sono il Grande Fenice, che è in On, supervisore di tutto l'esistente. [Coffin Texts, Libro dei morti]
[..] Mi librai in alto in volo quale dio primigenio e assunsi forme.
[..] Io sono Horus, il dio che dona luce per il tramite del suo corpo."
Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu (dal verbo BENU che significa risplendere, sorgere o librarsi in volo), che poi nelle leggende greche divenne la Fenice (da PHOINIX, che significa "rosso" o "albero solare" - nota che "Fenice" è il nome di una specie di palma da dattero). Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora (mai vista, una fiamma? ;-), un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume - una rosa e una azzurra - che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo). In Egitto era solitamente raffigurata incoronata con l'Atef (la Corona Bianca dell'Alto Egitto, con due piume di struzzo per lato: la corona di Osiride) o con l'emblema del disco solare.
Gli antichi la identificavano col fagiano dorato, tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturata una [hahaha! :"-D ndJB]; nella Bibbia, con l'ibis; alcuni, col pavone; altri, con l'airone rosato o l'airone cinereo (arda cinerea) - basandosi sull'abitudine degli antichi Egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cinereo sopra il salice sacro di Heliopolis, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza. [Va detto che gli egizi conoscevano meglio di certi studiosi di oggi la differenza abissale tra "rappresentare" e "identificare": nessuno di loro si sarebbe mai sognato di dire che la Fenice è un airone! ndJB] Il volatile più idoneo a rappresentarla invece ritengo sia la garzetta: una specie di uccello affine all'airone, di cui numerosi esemplari vennero sterminati solo poichè i loro ciuffi costituivano le "aigrettes" usate per confezionare i pennacchi coi quali si adornavano le dive. (Gli "asprì", italianizzazione del francese "esprit" - che, "guardacaso", significa proprio BA: spirito.)
Come l'airone che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il BA ("l'anima") del dio del sole Ra, di cui era l'emblema - tanto che nel tardo periodo il geroglifico del Bennuveniva impiegato per rappresentare direttamente Ra. [In Egitto, i BA di tutte le divinità erano simboleggiati da animali. Il BA di Iside, ad es., era un gatto. ndJB] Quale simbolo del sole che sorge e tramonta, la Fenice presiedeva al giubileo regale. Ed essendo colei che ri-sorge per prima, venne associata al pianeta Venere - che appunto veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar" (Asar è il nome egizio di Osiride, che si dice avesse rivelato al Bennu il segreto della vita eterna), e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione: «Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat [l'oltretomba]. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»
E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. (Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul salice, albero sacro ad Osiride). Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e - come narra il mito della creazione - fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale (sulla quale fu poi edificata la città di Heliopolis) che all'origine dei tempi sorse dal caos acquatico. Si dice infatti che il Bennu abbia creato sè stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di Heliopolis.
Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e ri-sorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico esemplare per volta (da cui l'appellativo "semper eadem": sempre la medesima - ed anche al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una Fenice", ossia qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico): era sempre un maschio, e viveva in prossimità di una sorgente d'acqua fresca all'interno di una piccola oasi nel deserto d'Arabia, un luogo appartato, nascosto ed introvabile - citando il ben noto adagio di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III): "Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa". Ogni mattina all'alba faceva il bagno nell'acqua [simbolo alchemico delle emozioni, ndJB] e cantava una canzone così meravigliosa che il dio del sole arrestava la sua barca (o il suo carro, nella mitologia greca) per ascoltarla. Talvolta visitava Heliopolis (la città del sole, di cui era l'uccello sacro), e si posava sulla pietra ben-ben: l'obelisco all'interno del santuario della città (nota originariamente col nome di "Innu", che significa "la città dell'obelisco", da cui il nome biblico On).
Quando, dopo aver vissuto per 500 anni (secondo altri 540, 900, 1000, 1461 / 1468 in base alle levate eliache di Sirio, o addirittura 12925 / 12954 / 12994 in base alla metà del ciclo precessionale), la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e vi accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo - grande quanto era in grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva, che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni (Plinio semplifica dicendo "entro la fine del giorno"), dopodichè il feniciotto (=giovane Fenice), giovane e potente, volava ad Heliopolis e si posava sopra l'albero sacro, "cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra" - peraltro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (=il Suono divino, la Musica) che animò il dio Shu.
Il Fisiologo ce ne dà una versione leggermente diversa: «[La Fenice] vive in alcune zone dell’India. .. Trascorsi 500 anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano, e si profuma .. entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote ha avvertito questo segnale, entra e carica l’altare di sarmenti di legno. Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull’altare, si alza e, circondandosi di profumi, .. volto alla luce del sole, con grande battito delle ali, si procura un incendio volontario .. e da solo si consuma. Poi, il giorno seguente, giunse un sacerdote e, dopo aver bruciato la legna che aveva collocato sopra l’altare, trovò qui, osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore. Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo giorno il sacerdote tornò a vedere e notò che l’uccellino era divenuto un uccello Fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo luogo antico.»
Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro nell'esodo (VIII secolo a.C.), e uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo: «Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poichè è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sè i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.» Proprio a questo spannometrico resconto di Erodoto, dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice".
Secondo la versione fornitaci da Ovidio nelle Metamorphoses, invece, la Fenice «.. si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto, dove lo deposita nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole [come Osiride era padre di Horus, ndJB].» Ad Heliopolis era appunto situata la Casa della Vita, luogo in cui i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi passàti. In quest'ottica, dunque, la Fenice è il nuovo profeta/messia che "distrugge" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova Religione dai resti della precedente. Com'è scritto nel Fisiologo, la Fenice «prende l’aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell’Antico Testamento, come egli stesso disse: "Non sono venuto ad eliminare la legge, ma ad adempierla". E di nuovo: "Così sarà ogni scrittore dotto nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro".»
La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonchè del compimento della Trasmutazione Alchemica - processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli alchimisti alla pietra filosofale).
Già simbolo della Sapienza divina (cfr. Giobbe 38 verso 36), intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo che risorge [presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, ndJB], e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte. «Ovidio scrive che "negli ELISI .. la FENICE vi spiega l'ali". In questa Vita Elisia nell'Empireo Regno si nasconde il Mistero ultimo della FENICE, l'Uccello di Fuoco che risorge dalle sue Ceneri, l'UOMO SOLE che ha conquistato la immortalità, la Luce perfetta della Conoscenza Integrale Ermetica e la Sapienza. .. EL-ISI = Sole e Luna, luogo e stato d'Essere Paradisiaco nel quale i raggi dei due grandi Luminari si penetrano in sintesi d'Amore puro. È uno stato vibrante dell'infinito nel Finito da cui procedono tutte le Potestà Intelligenti del Circolo Vitale e gli stati di Luce Beatificante., di delizia, di Gioia, di Sapienza, di Verità, d'Armonia, di Eternità; stato Elisiaco che non lo può intendere chi non lo prova.» (U.D.Cisaria)
Esistono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham):
PARALLELI CON ALTRE FIGURE LEGGENDARIE:
ALTRE CURIOSITÀ:
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
"There can be only one"
UTILI PROMEMORIA
Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole", vive nel Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. [Faccio osservare che il gallo è colui che canta al sorgere del sole, e il 5 numerologicamente rappresenta lo spirito - pertanto "la canzone di note spirituali" è un inno sacro, una canzone spirituale. ndJB] Appare soltanto in tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui. [Ra abbandonò la Terra, deluso dalla malvagità degli uomini. ndJB] Diversamente dal Benu, il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia - coppia che rappresenta la felicità della coppia di sposi. Al concepimento, è il Feng a consegnare l'anima del nascituro nel grembo della madre.
Vero.
Vero.
Falso.
Vero, ma può stringere ottimi legàmi con le altre specie del luogo in cui si trova.
Falso: si tratta di un'inesatta interpretazione del fatto che la Fenice non possa avere eguali. È vero che non le occorre un altro essere della stessa specie per riprodursi, ed è vero che della sua specie esiste soltanto lei, ma non è affatto vero che non possa Amare.
La splendida sequenza della Fenice che risorge, tratta dal videogioco "Night slashers" (©1994 DataEast).