Ancora ai nostri giorni si mostra assai radicata l'idea (meglio sarebbe dire: il pregiudizio) che le prime forme di religione abbiano saputo esprimere solo un rozzo e ingenuo politeismo antropomorfico, dal quale furono esenti solo gli Ebrei, l'unico popolo monoteista fin dalle sue origini, secondo un abusato luogo comune. Ora, simili affermazioni provocano a dir poco il sorriso, per la loro ridicola assurdità.
..Un errore da eliminare subito è la pretesa di dover riscontrare, a qualunque costo, "ingenuità", "incoerenza", "contraddizioni", "semplicismo", "naturalismo", alle origini del pensiero metafisico-religioso di un popolo. Secondo questo pregiudizio, nel caso in cui si trovi una dottrina organica e coerente, essa non può essere "primordiale", "originaria", poiché questo contraddirebbe i principi storicistici ed evoluzionisti, secondo i quali il "più" deriva sempre dal "meno" e il pensiero religioso deve essere solo frutto della fantasia o della intelligenza umana.
Si può dimostrare piuttosto che le divinità presenti nel Rg-Veda sono assai antiche, di molto precedenti l'invasione indoeuropea dell'India, avvenuta intorno al 1200 a.C. Quindi gli inni scritti derivano dall'elaborazione raffinata di componimenti poetici tramandati oralmente per secoli (la tradizione orale precede sempre quella scritta) tra le popolazioni che poi avrebbero invaso quel paese. Ciò viene provato da un trattato di alleanza, del 1376 a.C., scritto su tavolette cuneiformi, trovate a Boghaz-Koi (Cappadocia), stipulato fra i re Subliluliuma e Mattiuaza, signori di due popoli indoeuropei, Ittiti e Mitanni. Questi ultimi giuravano sulle divinità "Mitrashil", "Arunashshil", "Indara", equivalenti a Mitra, Varuna e Indra presenti nel Rg-Veda. ..
..Ritornando al Rg-Veda (da Veda: sapere - Rg: versi di lode), esso consta di 1028 inni agli déi, raggruppati in dieci cicli. Si pensa sia stato scritto verso l'800 a.C., fissando cosi una tradizione orale che veniva da lontano.
..Si potrebbe pensare ad un Rg-Veda celeste e a un Rg-Veda terreno, in analogia al Corano celeste e al Corano terreno di cui parla la tradizione islamica. Il Rg-Veda, quindi, è "shruti", cioè, Rivelazione divina, Verità eterna ed indiscutibile. Dai vari inni di lode agli déi si ricava una immagine sufficientemente precisa della struttura del soprannaturale.
Chi ha voluto vedere nelle Upanishad e nella Bhagavad-Gita una "evoluzione" della primitiva dottrina vedica nel senso di una "aggiunta" di idee più profonde, "moderne", complesse, non ha compreso che tutto ciò che è in accordo con la Tradizione deriva solo dallo sviluppo o dal chiarimento di idee già contenute nei Veda, e nel Rg-Veda in particolare, nel quale esiste in nuce tutta la successiva metafisica indù.
..nel III ciclo - 55 - si legge : "La grande divinità degli déi è unica", o nel X, 40, 3: "Colui che è il padre di tutti noi... Egli è l'Unico, e tuttavia assume il nome di molti déi"; .. Gli déi, poi, vengono espressamente indicati come "posteriori" alla creazione: ciò va notato. Le divinità vediche, infatti, non esistono da sempre, ma sono nate, mentre eterno è solamente l'Uno, principio di tutto. Gli déi quindi sono espressioni, manifestazioni di aspetti diversi dello Spirito. Hanno un loro profondo significato, ben diverso da un preteso "politeismo". .. È questa conoscenza della molteplicità degli aspetti del soprannaturale che spinse quindi a raffigurarli in vari modi, sotto le sembianze antropomorfiche di déi e dee. Una conoscenza che - bisogna notarlo - non si ritrova nel cristianesimo, a causa del suo insofferente monoteismo teista che, rovesciando un luogo comune, lungi dall'essere un aspetto positivo, costituisce un notevole limite.
NOTA 2- Il cuore nella tradizione indù non è il centro simbolico dei sentimenti, ma è il luogo ove risiede il Sé (Atman) nell'essere individuale. Il "Sé, che è dentro il mio cuore, è più grande del cielo, più grande di tutti i mondi" (Chandogya Upanishad).