PENOMBRA NOTTURNA (21/9/1992)
Il tuo fantasma evanescente mi sorride,
seduto sul letto, e scompare;
nella mente mia,
gli occhi tuoi languidi
fanno naufragare dolcemente
la malinconia nell'animo.
M'assale Tristezza,
l'eterna compagna di una vita
di ricordi e lacrime
celate dall'ironia di un sorriso.
VIENI PURE, HA FINITO DI SUONARE (27/11/1992)
Una nota, LA nota,
vibra nell'aria:
squillo d'Euterpe,
che invoca Armonia.
Cala
nella mente l'Immenso
nel cuore la pace;
il corpo giace,
dello strumento schiavo.
Crolla
il reale, il fisico, il mondo.
In frantumi,
tutto,
solo io, il piano e la musica.
Si libra lo spirito,
scalando le vette di un acuto
o rotolando con un basso
verso l'infimo,
il Nulla, il Tutto.
Nella pace,
l'intruso accoltella subdolo Armonia
spalancando la porta:
cado nel pudore del mio animo ignudo,
m'opprime il fatuo concreto del mondo suo:
che cerca la pace dei sensi
fuori dall'Iperboreo,
prigioniero di un televisore.
SVEGLIARMI (4/12/1992)
Svegliarmi la mattina con te accanto.
Svegliarmi al sorriso tuo l'incanto.
Svegliarmi gli occhi tuoi bambini.
Svegliarmi io e te ancora stretti vicini.
Svegliarmi e carezzarti i capelli.
Svegliarmi e riscoprirci gemelli.
Svegliarmi e..
Svegliarmi..
Non svegliarmi: è solo un sogno.
IMPLOSIONE DEL DOLORE (2/1/1993)
Ore immote,
mente che vaga
sentendo
il sangue scorrere nei polsi,
battere sui polpastrelli abbandonati;
ascoltando
il ticchettio delle lancette,
le mille voci del silenzio;
udendo
sè stessi gemere d'angoscia nel buio.
La lacrima scivola umida per il viso.
Il tempo scorre, il dolore resta.
L'animo grida, la mente tace.
Abbandonati chiamare aiuto,
ed essere ignorati da un amico.
Dentro,
il gemito di energie che muoiono.
Fuori,
solo una maschera compassata.
LE SABBIE DEL TEMPO (11/1/1993)
Il gemito fattosi urlo erompe dall'anima
scorticata dal dolore,
riarsa dalla passione;
inghottita dallo sbadiglio del Nulla,
masticata da un tetro assassino:
il Tempo implacabile;
cancellata da un ladro ineffabile:
il Tempo che scorre.
E affogo.
Affogo.
Affogo nelle sabbie del Tempo:
il volto scavato da lacrime,
le membra tese ad abbracciare un guanciale,
il corpo sepolto sotto la fine patina delle polveri dei ricordi
QUANDO TI SCOPPIA L'ANIMA (11/1/1993)
Quando ti scoppia l'anima,
vieni travolto
da una pioggia
di spruzzi
di sangue
L'OMBRA (11/1/1993)
Non sono che un'ombra:
rifuggo la luce.
Non mi puoi toccare:
fluttuo nell'aria,
mi staglio sui muri.
Non mi puoi osservare:
aggiro i raggi del sole che la finestra proietta sul pavimento.
Non mi puoi udire:
la mia voce è il tremare della polvere in controluce.
Non sono che un contrasto, quindi..
Non sono
LE FIAMME DELL'ODIO (28/1/1993)
Avvampano nelle vene
rigurgiti di sangue:
nero.
NERO com'era la mia disperazione;
NERO come l'ira d'un sognatore pugnalato alle spalle;
NERO come l'incubo più atroce e tremendo;
NERO come il manto della belva ferita, che ruggisce nell'ombra, che promette vendetta
e anche a costo di dissanguarsi
l'avrà.
NERO come la notte;
NERO come la morte.
Il giorno del giudizio
è oggi.
Oggi, si renderà conto dei debiti;
oggi, si faranno pagare le colpe:
nessun condono, nessuna pietà.
Non sono il fiume placido,
che scava la valle.
Non sono il vento paziente,
che solca il rosso canyon.
Sono l'oceano inquieto,
che reclama vendetta:
ATROCE vendetta.
Sono l'onda,
ma DISINTEGRO, non scavo,
la scogliera.
Sono il fuoco:
l'incendio che accerchia, che implacabile stringe, e polverizza.
Sono il fuoco:
le fiamme dell'Inferno che straziano, che torturano e che puniscono.
Annusa, ora, e dimmi:
non senti già il Vento del Destino portare alle tue narici come odore di bruciato?
SCHIZOFRENIA AFFETTIVA (8/2/1993)
Una parte di me non vuole, e soffre;
una parte di me sa che deve, e sopporta;
una parte di me ama, e lacrima lacrime amare;
una parte di me odia, e gode di piacere vacuo e sterile.
Io sospiro deluso:
non doveva andare a finire così.
Quantomeno non proprio adesso,
che mi sto ricostruendo mattone dopo mattone.
NOTTURNO (15/2/1993)
Seguimi!
Voglio farti dono di qualcosa che non è mio.
E che già ti appartiene.
Il cielo stellato
di questa notte odorosa di pino:
nero velluto
asperso di polvere d'oro.
IL SOFFIO DEL VENTO (21/2/1993)
Riga prati di smeraldo,
carezza gli alberi,
pettina gli abeti;
scrolla gli aghi dei pini trascinandoli con sè,
sospinge pigne rinsecchite come un'onda,
agita i rami come un fresco soffio d'azzurro.
Urla stormendo tra le fronde,
piega steli e tronchi,
solca campi di spighe dorate.
Spazza l'immenso nel cielo limpido di primavera,
sfoglia le pagine della mia vita,
respirando fiamme entro il mio petto.
MARE (1) (27/2/1993)
Un'inquieta distesa di blu striato di mille sfumature
scalpita e freme e litiga coi venti.
S'increspa di bianco,
spumeggia e s'infrange
sopra scogli implacabili nebulizzàti di spruzzi.
Acre, l'odore salmastro respira nel vento;
un solo gabbiano grida al maestrale
la sua risposta ostile
all'ulular dei flutti
MARE (2) (27/2/1993)
Quante orme, sulla sabbia bagnata!
Quante persone, hanno già fatto la mia strada!
Calpestarne una soltanto vorrebbe dire annullare il ricordo di un uomo,
e non sta a me farlo.
Le orme,
le seccherà il sole,
le laverà la pioggia o..
..il mare
MENSA DEI VECCHI (2) (27/2/1993)
"Parlano tutti a voce alta, qui. Sono sordi, o semplicemente stanchi di ascoltarsi?
LA MANGIATOIA DELL'OSPIZIO (27/2/1993)
«Ti danno tutto, qui: basta dirglielo.»
TUNNEL (28/2/1993)
Muraglie di cemento,
formicai umani in decadenza,
binari arrugginiti..
TUNNEL!
Sferragliare del treno che rimbomba,
aria che sibila lacerata dal treno,
cielo plumbeo,
case tutte uguali e ugualmente fatiscenti e marce..
TUNNEL!
Piccole colline, piccoli alberi..
TUNNEL!
Pochi raggi di luce,
troppi vespai della "civiltà"..
TUNNEL!
Una gru,
una stazione superata sulle ali del vento,
e lo sferragliare..
TUNNEL!
Le pareti di questa vecchia carcassa d'acciaio scricchiolano,
nel buio del..
TUNNEL!
Aria e..
TUNNEL!
Capannoni,
alberi rinsecchiti,
banchine spoglie e..
TUNNEL!
Una centrale termoelettrica s'è insediata tossica in un afratto brullo fra il passato e il prossimo..
TUNNEL!
Inghiottito e sputato da un tunnel dopo l'altro.
Incessantemente.
Sino a rivedere il mare
IL FIORE (28/2/1993)
Tra pareti di cemento,
lastricati di cotto,
rampicanti rinsecchiti fradici di pioggia,
cavi elettrici,
grondaie di latta mal verniciate,
sterpaglie e parassiti..
In quel vaso,
all'imbocco del tunnel,
agonizza un fiore
PRIGIONE METAFISICA (28/2/1993)
Paralizzato in quest'angusto scompartimento
di un treno che dorme sui binari,
cerco l'Infinito dipinto sul finestrino,
ma un colosso di cemento mi si para innanzi.
Cavi come liane penzolano dai muri,
avvolti a terra come pitoni accucciàti nelle loro mille spire,
pronti ad aggredirmi
se solo osassi
andarmene di qui
TEMPO ALLA ROVESCIA (28/2/1993)
Il treno ha mutato direzione:
ora non lascio più alle mie spalle il passato,
ma vengo risucchiato indietro dal Tempo:
e davanti mi si mostra il ricordo,
e dietro l'abisso delle memorie
NEVE (1) (28/2/1993)
Aldilà del buio c'è la luce,
aldilà del nero il bianco,
aldilà del tunnel..
la neve.
Fiocchi di neve, esuli delle nuvole,
volteggiano per l'aria
sospinti dal vento.
Posatevi sul capo di questo stanco pellegrino,
che impavido ha sfidato il cielo e la sorte!
Ho perso, e morrò:
nascondetemi voi
LO SCIENZIATO E IL POETA (28/2/1993)
Quale punto mobile di velocità presupposta costante in prima semplificazione,
lo scienziato aumenta la distanza che lo separa da vegetali a stelo rigido di media altezza,
constatando le incrostazioni di cristalli di acqua che li sovrastano.
Io, invece,
esco dalla foresta che dorme sotto la coltre nevosa:
in punta di piedi, per non far rumore
SENZA META (5/3/1993)
Mi trascino quasi senza meta,
una lacrima che lotta per uscire, senza riuscirci,
la musica che violenta il dolore che mi stringe nel petto.
Ne ho abbastanza di reggermi sulle gambe:
vorrei accasciarmi,
svenire qui per un pò,
dormire..
Ma non posso: devo tornare
LO SPECCHIO DELLA RAGIONE (19/3/1993)
Fuori dalla finestra, la notte respira melodie dolcissime;
dentro, al centro della stanza,
io e te soli, amore mio,
abbracciati teneramente:
sicuri della nostra presenza,
sicuri che nulla potrà mai separarci,
sicuri di essere una cosa sola,
inscindibile,
inamovibile,
invulnerabile,
invincibile.
Io e te,
stretti vicini davanti allo specchio:
io solo,
abbracciato a un fantasma inesistente,
sbeffeggiato da un riflesso impietoso ed inesorabile
SECOLI BUI A VENEZIA (21/3/1993)
Siedo invisibile,
appoggiato a due colonnine gemelle.
Spazio con occhi sognanti
il chiostro,
muto eppur radioso.
Lentamente,
odo muffe architravi di legno trasudare litanie.
Lentamente,
spettri di monache trascinarsi gentili sul pavimento di cotto.
Lentamente,
le fontane dell'arida piscina tornare a zampillare in trasparenza.
Lentamente,
esplorare incorporeo il tempo che fu
giammai mio.
Fantasma ramingo a ritroso negli anni;
pellegrino non visto, ed impalpabile:
eccomi sperduto nei Secoli Bui
TEMPO VIRTUALE e ANNIENTARMI MI È AMARO IN QUESTO MARE (23/3/1993)
.. Sto vivendo la nostalgia del presente;
io,
talmente proiettato nel domani
da credere l'oggi già trascorso
decine e decine di anni fa.
.. ESISTO o SONO ESISTITO?
Credo che finirò per rimpiangere
questo tempo immoto,
questi battiti di ciglia al rallentatore,
questi respiri infiniti che sciolgono la mente,
che cola sino a confluire col fiume del tempo.
Ma non sono QUI, ora; nè altrove;
nè riesco a indirizzarmi alla ricerca della mia coscienza perduta,
nebulizzata
nel vuoto pneumatico dei sentimenti,
nella stasi vitale prolungata
indeterminatamente.
.. Qualcuno parla, ma - DOVE?
Il mio corpo è in quella realtà,
ma l'Ego vaga trascendente:
la sua unica influenza sta nel sospingere questa mano
a scrivere.
Gocce di vuoto gocciolano sonore nel buco nero del lago immoto dell'Apatia.
Flash stroboscopici di tenebra inghiottono la luce.
Fitte di dolore fanno spiraglio nella solitudine.
Provandomi di esistere, dopotutto.
Fluttuo
perduto
come un ramo secco sul bagnasciuga:
altrettanto impotente,
altrettanto passivo,
altrettanto inutile.
Mi sto annientando
NESSUNA PIETÀ PER ME (25/3/1993)
No.
Non ha senso che implori la vostra pietà.
Non c'è pietà per nessuno, oggi.
Nè mai c'è stata.
Da sempre, HOMO HOMINI LUPUS, vero?
Già.
"In nome del Dovere",
"dell'Equità"..
..sì, bravi, fingete, fingete!
Sprecate i vostri paroloni,
sproloquiate di Ideali;
di quelli con la I maiuscola!
E intanto sacrificatemi a loro!
Cosa saranno mai le mie disgrazie,
la mia atroce e disperata esistenza
davanti ai vostri "ideali"?
Cosa conta,
QUANTO DENARO VALE
un uomo col cuore infranto, oggi?
No.
Non ha senso che implori la vostra pietà.
Non ha senso.
Nessuna pietà, per me
MAX (27/3/1993)
Scruti immobile e altero
le persone che si espongono al centro della stanza:
figure plastiche,
tridimensionali,
corporee,
aliene al tuo mondo immoto e silente,
privo di profondità.
Sorridi velatamente dietro la cornice,
finestra fra la tua e la mia dimensione:
e disprezzi la mia materialità,
il mio rumore
che non trapela nei mille silenzi alle tue spalle.
Sorridi sottile,
pago di esserti concretizzato nel riflesso di un mortale,
rubandogli solo la maschera,
non l'anima.
Ma quando lui morrà,
a te solo la polvere,
e NON il tempo,
potrà nuocere.
Scaglierei un sasso
sul tuo volto beffardo
di vago pagliaccio,
per vedere il tuo riflesso ondeggiare
come l'acqua di un lago.
Ma a che pro?
Tu sorridi con ironia,
di noialtri mortali!
QUADRO 3 (27/3/1993)
.. Ammiri distratto
lo scorrere degli anni:
non i tuoi,
ma quelli del tuo alter ego mortale.
Però non mi guardi:
distogli la vista
dall'irrealtà piatta del mio mondo.
Non mi irridi, nè mi ignori:
sorridi assorto e beato pensando..
chissà!
ELISIR D'ETERNO AMORE (28/3/1993)
Vorrei fare di te la giustificazione
di ogni respiro che rubo al vento;
il mio alibi per ogni raggio di sole
che i miei occhi
socchiusi
sottraggono a un fiore.
Vorrei privare lo Zefiro dei suoi profumi primaverili,
strappare all'aurora quei deliziosi colori,
e da cento muschi e cento licheni
distillare lacrime di tremula rugiada.
Vorrei svegliare l'antico alchimista
dal suo millenario eremitaggio.
E affidargli il bottino di tanto ricercare.
Affinchè la sua recondita magia
li mesca in una pozione portentosa,
che tu ed io si possa centellinare
lungo la vita intera:
rinnovando giorno per giorno i sentimenti,
insegnando giorno per giorno
cosa significa
e quanto è dolce
amare
DOVE SEI? (29/3/1993)
Ammirando con sguardo vacuo
le verdi amene distese della Natura,
dipinte dal sole,
solleticate dalla brezza,
smarrisco i miei pensieri
in un mondo da favola:
l'Isola-che-non-c'è,
fluttuante sopra le nuvole
trattenuta solo dalla volta dell'arcobaleno;
le sconfinate Praterie dei Cieli,
dove io e te giochiamo a ruzzolarci
come bambini.
Riaffiorano i miei ricordi:
dolci e tristi,
spensierati e malinconici
allo stesso tempo.
Torna a galla la fiaba
quella meravigliosa
di cui la Vita ci ha fatto partecipi:
anzi, protagonisti.
La fonte della Giovinezza ritorna a zampillare,
sgorgando dalle immense profondità dell'Universo,
aspergendoci di spruzzi d'Eternità,
che dilatano
e moltiplicano all'infinito
fuggevoli attimi:
che per noi due soli diventano
ore,
giorni,
mesi,
anni,
secoli..
Con te ho arrestato il Tempo,
incatenando il burbero divino Chronos,
ribellandomi alla mia stessa natura mortale.
Con te finalmente posso e voglio
vivere,
amare,
piangere,
giore,
correre..
Con te, io..
Io..
DOVE SEI?
NON ABBANDONARMI, TI SCONGIURO!!
Addio.
Spettro mio adorato, addio.
Addio.
TRAPPED! TRAPPED! TRAPPED! (2/4/1993)
Intrappolato in un riverbero insensoreo di silenzio,
proiettato ai margini dell'Infinito
nel riflesso ricorsivo di uno specchio deformante,
alito sulla vitrea porta dimensionale da cui sono entrato.
E imploro aiuto.
L'alone di vapore presto si dissolve,
senza che le mie parole siano riuscite ad aver ragione della barriera insormontabile.
Scaglio con rabbia un pugno
all'infida ospite che mi aveva allettato promettendo pace e silenzio,
ma anzichè infrangerla
la deformo,
come avessi colpito un velo;
mi ci impiglio,
come avessi colpito una rete;
ne vengo fatto prigioniero,
come avessi colpito carta moschicida.
Ora giaccio fra due dimensioni,
in una lastra di specchio opaca
che mi trattiene
alla mercè del dolore
come la ragnatela invischia la sua preda:
più tento la fuga dallo stallo,
più mi contorco nella sofferente solitudine.
Ibernato
fra il tepore della vita
e la gelida meditazione cerebrale,
non posso osare nulla per liberarmi.
E aspetto.
O che il ragno della tela giunga,
e mi strazi.
O che qualcuno dall'esterno infranga lo specchio,
e mi tiri
FUORI
di qui. ..
IL TEMPO DIMENTICA SE STESSO (2/4/1993)
Un antico orologio da tasca
s'è infilato chissà come
nella lisa giacca che indosso,
consunta da tanto vagare
per le strade aride e polverose
della vita.
L'ho sentito al tatto,
premendo con la mano sul petto
onde verificare di possedere ancora un cuore:
angosciata abitudine
di chi teme la morte delle emozioni
sopra ogni altra cosa.
Ne apro la custodia d'argento,
cesellata finemente:
accanto ad incrostazioni,
reca le cifre "D.C.".
Le lancette sono fisse sulla mezzanotte,
tranne quella dei secondi.
Tre secondi avanti (TIC. TIC. TAC.),
poi altri tre (TIC. TIC. TAC.).
Tre secondi indietro (TIC. TIC. TAC.),
poi altri tre (TIC. TIC. TAC.).
Tre secondi avanti (TIC. TIC. TAC.),
poi altri tre (TIC. TIC. TAC.).
Tre secondi indietro (TIC. TIC. TAC.),
poi altri tre (TIC. TIC. TAC.).
E così via,
nel moto perpetuo di un meccanismo
logorato dal suo stesso carburante:
il tempo.
Chissà come ha fatto,
ad arrivarci,
in questa tasca..
UN MOMENTO!
Qui non c'è nessuna tasca!
Nè c'è mai stata!!
Qui c'è solo il mio nudo petto e..
IL MIO CUORE:
ecco donde ho prodotto l'orologio!
E qualcosa appare,
raschiando le incrostazioni;
completando le cifre
col nome completo
del misterioso proprietario:
'D I V U S C H R O N O S'.
NUOVO ORIZZONTE (6/4/1993)
.. Il mio pensiero mi proietta lassù,
vagando in un unico respiro sul mondo:
una nuova, più libera prospettiva
mi cattura da ove abita la Pace:
in alto,
lontano da paesini sperduti
che si inerpicano sui declivi;
in alto,
lontano dalle costruzioni
che mi cementano quaggiù
HO TANTA VOGLIA DI PIANGERE (10/3/1993)
Ho tanta voglia di piangere.
.. Sempre di più.
Un nodo chiuso in gola,
qualcosa che stringe lo stomaco,
le forze scemano ..
Ho tanta voglia di piangere,
ma non ci riesco.
È la mia maledizione:
implodo di dolore,
senza sfogo alcuno.
.. Ho tanta voglia di piangere,
e guardo il cielo color cenere
di questa cupa giornata piovosa:
sarà lui,
a piangere anche per me.
INNER SPACE (13/4/1993, dalla canzone "Sea of tranquillity" dei LondonBeat)
Immagina la notte.
Nessuna stella nel cielo:
solo una pallida luna piena
che fa brillare
coi suoi raggi d'argento
la tua pelle,
ammorbidita dagli spruzzi del mare.
Immaginati sul ciglio
della scogliera più alta
dell'Universo.
Ai tuoi piedi si apre lo Spazio.
E si dilata il Tempo.
In un'Immensa distesa blu.
Una sottile ebbrezza
piano piano ti pervade il petto.
Un'intimità con l'esistente
come mai l'avevi vissuta.
Immagina.
Immagina di spiccare un salto
nel vuoto;
di toccare il cielo con un dito,
e poi precipitare giù
in un tuffo inebriante.
Baciato dal vento,
tiepido e carezzevole.
Immagina che svanisca tutto
in un'infinita distesa bianca:
e tu ancora fendi l'aria cadendo.
Immagina di raccoglierti,
abbracciare il tuo stesso nudo corpo,
e scioglierti
in una goccia di rugiada:
lacrima di un fiore tropicale,
fluita tremolando lungo la foglia verde e carnosa,
e ora in caduta libera
al richiamo di una pozza d'acqua,
levigato specchio dai mille riflessi.
Immagina.
Immagina il silenzio più assoluto.
PLOCC.
Immàginati causa e origine
di innumerevoli cerchi concentrici
sull'infinita superfice
che ti ha assorbito.
Immagina
di perderti in essa.
Niente più è "corpo".
Niente più è "reale".
Tu:
solo,
con,
per,
e
in
te.
Sublime pacatezza.
Ondeggiando soavemente
CUORE MIO PERDONAMI (19/4/1993)
Cuore mio,
cuore mio!
Non ribellarti, te ne prego.
Non rendere ancora più difficile
un compito già così penoso,
così straziante,
così disumano!
Vedrai
(lo spero),
un giorno ti libererò dai lacci,
frantumerò con gioia il ghiaccio
in cui ora, ahimè, ti imprigiono.
E tornerai
(lo spero)
a pulsarmi forte dentro al petto,
facendo scorrere impetuoso il sangue appassionato nelle roride vene mie.
E tornerò
(lo spero)
ad amare davvero,
a credere nei sentimenti,
a CEDERE, ai sentimenti,
e farmi da loro trasportare
rinascendo a nuova vita.
Un giorno,
vedrai
(lo spero),
tornerò a sorridere sincero a qualcuno.
Ma adesso,
te ne supplico,
lasciati imbrigliare dalla Mente,
lasciati congelare dall'Autocontrollo.
E non gridarmi impietoso vendetta,
quando scoperò anzichè far l'amore,
quando sfrutterò le conoscenze anzichè essere amico,
quando l'arida sete del mio egoismo guiderà le mie azioni
con l'incoscienza di un grilletto che fa espolodere il colpo.
E non macerarti nel rimorso,
e nel deluso ricordo di come ero,
quando mi appellerò,
indegno,
agli ideali,
quelli veri,
per giustificarmi nell'ingiustificabile.
Ma continua a sopravvivere,
aspettando tempi migliori.
La Mente ti annienterà,
ma tu VIVI:
vivi del tuo,
vivi per me,
vivi..
Ma come accidenti potrai mai continuare a vivere,
dentro a un essere così mostruoso?
Purtroppo, ti DEBBO rinchiudere.
L'unica (vana?) speranza:
ritrovarti malconcio ma ancora vivo
quando riaprirò.
L'AMICO MAI TROVATO (19/4/1993)
Io non voglio perderti.
Non capisco perchè debbo perderti.
Non voglio un altro cadavere
nel mio cimitero dei ricordi,
nè uno spettro di un amico perduto
che vaga per il limbo della mia memoria.
Non voglio ricordarmi di te a una rimpatriata,
nè incontrandoti per caso
riscoprire che
io
non dimentico.
Non siamo polli d'allevamento,
che trascorrono qualche giorno in gabbie confinanti
per poi non rivedersi mai più:
siamo uomini..
Molto di più: siamo AMICI.
Non colleghi di lavoro
che si vedono per guadagnarsi il pane,
nè compagni di viaggio
che parlano per non annoiarsi.
Siamo due persone che hanno condiviso
giorno dopo giorno
anni delle loro vite:
anni di gioventù,
anni tra i migliori
(se non I migliori)
delle proprie esistenze.
Dimmelo tu, allora,
amico mio:
perchè, dovrebbe finire tutto così?
Può forse il Tempo,
oltre a stroncare le nostre vite,
addirittura manipolare i nostri legami
come fossimo meno che burattini?
Perchè concedergli una seconda vittoria,
quando basterebbe così poco per..?
No. Non posso accettarlo.
Tu, purtroppo, sì..
..amico??
MORTE INTERIORE (20/4/1993)
Il mio cervello s'infossa in una pozzanghera melmosa,
e la vita mi si sgretola fra le mani.
Polvere di emozioni smorte mi acceca,
bruciandomi gli occhi,
impastandosi con lacrime salate mai piante.
Trema lungo la spina dorsale un fremito d'angoscia profonda:
che freddo!
Oh.
Spira l'anima immortale,
cui il corpo sopravvive.
Ma,
spenta la fiamma che dà vita,
dell'uomo resta solo il cadavere vivente,
la maschera funebre di una salma morta dentro
LA STANZA VUOTA (21/4/1993)
L'alone di un'immagine fotografica
coi suoi contorni sfocati
urla dal cuore al cervello
forzando un impietoso stato di veglia,
supplizio immeritato in questa notte
ghiotta di buio e sentimenti.
Pace e silenzio,
fuori,
conflitti e singhiozzi soffocati
dentro.
Esisti, tu, o volto indistinguibile?
E pure avvampi e bruci!
E mastichi e sminuzzi, l'animo mio!
E tieni spalancati questi occhi
desiderosi di piangere;
fissi sul soffitto striato di luce:
a contare i secondi,
a udire i respiri.
I miei, respiri,
quando le mie orecchie anelerebbero a percepire la risposta dei tuoi.
Qui.
Accanto a me.
In questa stessa stanza vuota,
dove in questa notte sciagurata persino io inesisto".
FIORIRÀ L'ASPIDISTRA (23/4/1993)
La muta pianta scruta dentro di me
favorita dal buio della cortina di tenebra
che imprigiona il sensorio
sviluppando la telepatia.
Fiorirà, l'aspidistra?
Dovrebbe.
Ma quando?
E perchè non ancora?
Quante altre delusioni verranno
a calcare il bisturi
PERIFERIA DELLA METROPOLI (25/4/1993)
Squallido e cupo,
attraversare vespai metropolitani
pensando alle miserande
vite da numeri
che qui altri esseri umani fanno.
Baracche di lamiere ritorte
arrugginiscono sotto lo scrosciare della pioggia acida e sporca.
E nemmeno l'erba
sopravvive
nei prati
KOYAANISQATSI (??/??/1993)
Piangete, o stelle del cielo!
Il Nulla inghiottirà a momenti la mia mente;
nulla resterà di me,
se non il cadavere,
ad imputridire.
E le poche opere che nel breve viaggio della vita ho scolpito nella Storia.
Troppo poche.
Troppo immature.
Sono un giovane che muore in un corpo invecchiato:
ciò che il Tempo non ha potuto contro la mente,
l'ha potuto contro il cervello.
No, non è giusto che io muoia in un mondo dove troppa gente non vive;
non è giusto che io non possa più creare,
quando troppi non creano per scelta.
Non ho scelto io, di morire!
Non..
LOVE IS.. (5/5/1993)
Amare
lacrime
WIND OF CHANGE (13/5/1993)
Ecco.
L'odo.
S'è levato
alfine
il vento nuovo.
Soffia,
sulla fuliggine che ha rivestito i manichini
immoti
nel solaio della memoria.
Alimenta
la fiamma delle passioni.
Sì.
S'è levato,
il vento nuovo.
Per bruciare quel poco che mi restava.
Volevo un cambiamento?
Qualcosa è cambiato.
In peggio.
IL BICCHIERE (13/5/1993)
Travi madide di fiele e sangue
trasudano stille di dolore;
sgocciolano
su un ectoplasma ingiallito
che si trascina per il solaio.
Senza meta.
Accecato da lacrime
estorte sotto tortura
da un cuneo arroventato
che gli strazia il cuore.
Quel fantasma,
OGNI fantasma,
sono io.
Quello spettro evanescente,
OGNI spettro evanescente,
sono io.
Navigo nella bile e nel sudore,
nuoto stremato nel mare in burrasca,
ma..
Affogo,
nella grigia nebbiolina di questo brumoso mattino.
Annego,
in un solo bicchier d'acqua
che ha sfiorato le tue labbra.
Hai bevuto, la mia anima.
Ti dissetasti, coi miei sentimenti.
Poi, però, hai abbandonato il bicchiere sul tavolino.
Per andartene.
Per non tornare giammai.
Ora..
Ecco:
il fragile calice della vita mia
scivola,
si sbilancia
e..
cade;
cade;
cade;
cade;
cade e..
si disintegra.
SI DISINTEGRA, MALEDIZIONE!!!!!
LA CANDELA COLA LENTAMENTE (18/5/1993)
Scava.
Rode dentro.
Cos'è,
questo tarlo che s'insinua in me?
Divora le mie forze boccone dopo boccone,
sminuzzando con mandibole fameliche
ogni germoglio di voglia di essere.
Lo sento farsi largo nel costato:
mi piglia le braccia,
m'angustia il petto..
E so che mira al cuore.
Non soffro profondamente.
Nè, per una volta, vorrei piangere.
Ma io stesso mi percepisco amorfo,
vittima del tedio,
implorante l'incoscienza:
un mancamento;
anche il semplice sonno.
Palliativi.
Palliativi: lo so, lo so.
Eppure, che senso ha
osservarsi vivere così?
Vane speranze brillano all'orizzonte del tempo:
promesse rilucenti quanto menzognere,
se l'esperienza mi ha insegnato qualcosa.
Certo,
dovrei sperare nel futuro come ho sempre fatto fin'ora.
Però
CON CHE DIRITTO,
posso imporre a me stesso di sorridere al futuro
dopo tanti
'oggi: futuro disatteso di ieri'?
Sto male, e mi consumo poco a poco:
so di non volermi spegnere come un moccolo di candela;
so di voler rifulgere come una supernova,
prima che cali il sipario della Morte.
Ma sto male, e mi consumo poco a poco.
Tutto questo PERCHÈ?
Perchè amo,
e la Solitudine è l'unica compagnia.
I CONFINI DELL'AMORE (19/5/1993)
Io appartengo a te.
Tu appartieni a me.
E non dirmi quali sono i confini dell'amore:
non prima di avermi indicato
nelle mille sfumature dell'alba
quale separa la notte dal giorno
UNFORGETTABLE (IN EVERY WAY) (19/5/1993)
Indimenticabile
solstizio d'estate
ch'alla vita m'ha rinato:
lacerando la membrana gommosa che mi racchiudeva nel Limbo insonoro;
smarrendo tutte le ombre paurose
con una lama di luce d'oro
profumata della purezza del giglio.
Indimenticabile
strappo alle regole:
matrioske d'un animo artefatto,
sciocche maschere
tragiche e piangenti
dell'esuberante folle
che alberga pimpante nel cuor mio.
Indimenticabile.
In ogni senso.
VECCHIAIA (19/5/1993, dal tema "Koyanisquaatsi" di Philip Glass)
La macina di Chronos gira in circolo,
ondeggiando lievemente
come i candidi cavalli della giostra del parco-giochi di tanto tempo fa.
Odo
negli occhi tuoi
scricchiolare
artritici istanti che furono.
Odo
nelle orecchie mie
risuonare
la malinconica melodia d'un organetto,
il triste cantilenare d'un'infanzia
dimenticata e dimentica
di me
di te
di loro, gli altri,
dei giorni..
Mille volti si alternano
divincolandosi per fuggevoli istanti
dalle barriere dell'oblio dei ricordi,
riemergendo
poco più che spettri
alla coscienza,
dall'immoto silenzio della memoria.
Tutto tace:
intorno è buio:
è notte.
Tutto è cambiato:
questo è il Futuro:
questi siamo noi.
Con i nostri ricordi.
Con le nostre emozioni.
Con i nostri sentimenti.
Niente che ci unisce,
nulla di caro,
è invecchiato.
Forse noi.
Ma..
No:
siamo sempre due bambini.
SILENZIO INSONNE (26/5/1993)
Il fruscio sommesso del Silenzio
si riversa nel vuoto che mi riempie,
carezzando l'aere opaco
che spira ed imperversa sulle tempie.
Spezza il cranio come fosse un guscio di noce,
fa morder le briglie al pensiero,
l'ammutolisce zittendone la voce.
Crea,
annienta,
placa
e ritorce;
con mille echi di pece
cadenza
l'inestinguibil scorrere
di questa cieca notte
LA MORTE DELLA BELLEZZA (30/5/1993)
Luce e silenzio,
geyser di zolfo,
battito d'ali di farfalla
che squarciano il candore
con lame d'ombra.
Fragore:
psichedelia,
nell'esplosione del giglio
in una nube ruvida, porosa e soffice.
Implosione.
Aspirazione.
Rigurgito,
romantico e malinconico,
di sensazioni non ancora vissute
eppure già abbandonate all'oblio.
Aracnide
imprigiona
farfalla.
Bozzolo.
Crisalide.
Ribolle il marcio.
Squarcio
vomita
bruco
vischioso.
Ripugnante.
La porta sbatte. (SLAMM!)
Eco buio.
Riverberi cadaverici
accolgono la notte.
'Benarrivataaaaaa.'
La bellezza è morta.