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torna all'indice “Colpa d'Alfredo” (Vasco Rossi, 1980)

Vedi anche le canzoni menzionàte nel Libro

La copertina dell'album Ecco i testi delle canzoni che rappresentavano il segno di Gino
per Alessandro, e qualche commento per contestualizzarle correttamente.
(Tratte dal sito ufficiale di Vasco Rossi.)

  1. Non l'hai mica capito
  2. Colpa d'Alfredo
  3. Susanna
  4. Anima fragile
  5. Alibi
  6. Sensazioni forti
  7. Il tropico del Cancro (che cos'è)
  8. Asilo 'Republic'

  9. presentazione dell'album


    1.NON L'HAI MICA CAPITO

    Scusa, non ho capito: vuoi ripetere, che cosa avevi da fare di tanto importante da non potere proprio-proprio rimandare?
    Le classiche scuse di Alessandro..

    Non mi dire (ti prego!) non mi dire che dovevi solo studiare. E ti sembra un buon motivo, questo, per non farti neanche sentire?
    ..che appunto neppure telefonava.

    Sì ti ho capito: t'interessa più la scuola, e poi del resto chissà come sei brava. Ma scusa: tra i vari interessi che hai, dimmi che posto mi dài!
    La domanda che gli ho fatto più volte in assoluto.

    Ti voglio bene, non l'hai mica capito? Ti voglio bene, lascia stare il vestito! Ti voglio bene: non cambiare discorso, dài, non scherzare!
    Cambiare discorso era il suo "stratagemma" preferito.

    Ti voglio bene: smetti di giocare.
    Coi miei sentimenti.

    Ti voglio bene: a un certo punto ti devi dare. Ti voglio bene: non puoi farti eternamente corteggiare!
    Piuttosto lampante, direi..

    Scusa cosa me ne frega del vestito che hai? Mi piace come sei.
    Questa la consideravo più in senso metaforico, ovvero: non m'importa delle apparenze, o del tuo passato.

    Non mi devi trattare come tutti quei maschietti che ogni tanto ti fai. (Chissà che cosa fai.)
    La frase in cui trovavo conferma delle sue frequentazioni gay (Mauro & co.).

    Chissà che cosa pagherei per poter vedere dentro quella testa cos'hai.
    !

    Se mi stai prendendo in giro guarda che ti giuro non ti perdonerei!
    Tre anni sapendo che l'amavo, e tre anni a non aprir bocca per farmi sapere che lui no.


    4.ANIMA FRAGILE

    E tu chissà dove sei, anima fragile, che mi ascoltavi immobile ma senza ridere.
    Io avevo pensato che fosse Alessandro, che pazientemente si sorbiva le mie filippiche da logorroico - ma lui l'aveva interpretata al contrario pensando a me: "fragile" nel senso di "iper-sensibile", diverso dalle persone ciniche e brutali che lui conosceva.

    E ora tu chissà dove sei. Avrai trovato amore? O come me cerchi soltanto d'avventure perché non vuoi più piangere!
    Qui pensavo che se non avessi potuto avere Alessandro, avrei smesso di credere nell'Amore.

    E la vita continua, anche senza di noi. Che siamo lontano ormai da tutte quelle situazioni che ci univano, da tutte quelle piccole emozioni che bastavano, da tutte quelle situazioni che non tornano mai! [..]
    I tempi di scuola: vedersi tutti i giorni a Villa Greppi cementava il nostro rapporto.


    2.COLPA D'ALFREDO

    Ho perso un'altra occasione buona stasera. È andata a casa con il negro, la troia! Mi son distratto un attimo... Colpa d'Alfredo, che con i suoi discorsi seri e inopportuni mi fa sciupare tutte le occasioni. Io prima o poi lo uccido!...lo uccido!
    Alessandro non si è mai dichiarato con Valeria, che secondo lui si è lasciata abbindolare dalla parlantina di Angelo.

    E lei invece non ha perso tempo: ha preso sùbito la palla al balzo.
    Valeria aveva un debole per Angelo, e nonappena lui s'è lasciato con Cleo non s'è lasciata sfuggire l'occasione di approfittare del periodo di "lutto" che lo rendeva più malleabile.

    L'ho vista uscire, mano nella mano, con quell'africano che non parla neanche bene l'italiano.
    Curiosamente, Alessandro chiamava Angelo proprio così ("africano", ma nel senso di "selvaggio") - per via della sua cultura pressochè inesistente, e dei vari strafalcioni lessicali che costellavano i suoi discorsi.

    Ma si vede che si fa capire bene, quando vuole. Tutte le sere ne accompagna a casa una diversa: chissà che cosa le racconta?
    Alessandro considerava Angelo uno sciupafemmine incapace di amare, specie dopo che era finita la storia con Cleo.

    Per me è la macchina che c'ha che conta!
    Angelo guidava la sgargiante Alfa33 rossa di suo padre.

    E quella stronza non si è neanche preocupata di dirmi almeno qualche cosa, che so, una scusa...
    La cosa che gli bruciava di più era che Angelo e Valeria avevano infatti tutto alle sue spalle - specialmente lei, che considerava la sua migliore amica.

    Eh, si era già dimenticata di quello che mi aveva detto prima: "Mi puoi portare a casa questa sera? Abito fuori Modena: Modena park". Ti porterei anche in America! Ho comperato la macchina apposta..
    Sebbene Valeria avesse la patente, usavano sempre la macchina di Alessandro - vedi ad esempio la giornata in montagna a Madesimo.

    E mi ero già montato la testa: avevo fatto tutti i miei progetti.. [cantato con una straordinaria ironia nella voce]
    Il tipico proposito del gay che non si accetta: trovarsi una ragazza a tutti i costi “pur di provare a cambiare”. (cfr. "Alexis" di Marguerite Yourcenar)

    Non la portavo mica a casa, beh se la sposavo non lo so, ma cosa conta!
    Forse perchè non era sicuro di poter vivere con una donna. (La cura antigay avrebbe potuto fallire, ma perlomeno provarci.)

    Sono convinto che, se non ci fosse stato lui, mi avrebbe detto si!
    Perfettamente in linea con la sfilza di “Avrei potuto..” inanellata da Alessandro dopo che Angelo gli aveva soffiato Valeria: trovato nel rivale il capro espiatorio, Alessandro si è immediatamente sentito sollevato dal dovere di affrontare il problema.


    7.TROPICO DEL CANCRO

    L'uomo dai capelli lunghi girò le spalle a tutti quanti, poi si voltò a guardare il sole e cominciò a camminare. Dove va?
    Io (che nel 1993 portavo appunto i capelli lunghi) che, stufo delle beghe del mondo, intraprendo un percorso spirituale e mi allontano da tutti e da tutti.

    Passarono gli anni e la gente era ancora lì, come ferma nel tempo ad aspettarne il ritorno. Mai nessun altro lo vide più. Dice che è in America e che non vuole tornare più.
    Vasco usava l'America come metaforica Terra Promessa, un po' come Ridley Scott in "1492 - la Conquista del Paradiso". E, poco ma sicuro, se avessi raggiunto un luogo di pace.. ben difficilmente sarei tornato a immischiarmi col caos di questo mondo.

    L'uomo dai capelli corti salì sul suo cavallo bianco. Col sole in faccia davanti al popolo gridò: "Ve lo troverò!!"
    Indubbiamente Alessandro, che certo sarebbe stato l'unico per il quale avrei accettato di fare dietro-front.

    Passarono gli anni e la gente era ancora lì, come ferma nel tempo ad aspettare il ritorno. Mai nessun altro lo vide più. Dice che è in America e che non vuole tornare più.
    Non so come l'abbia interpretato Alessandro, ma per me significava che mi aveva trovato e aveva deciso di rimanere con me. (Ma potrebbe anche significare che ha smesso di cercarmi perchè pure lui ha trovato la pace cui anelava.)

    L'uomo dai capelli bianchi guardò la gente dentro agli occhi, poi disse: "Fatevi curare: non c'è tempo per sognare, qui bisogna partire, partire!!".
    Stranamente sia io che Alessandro avevamo capito "biondi" anzichè "bianchi", solo che lui aveva immediatamente pensato a Valeria - curioso che pensi a lei come a un uomo. :_)

    Partirono tutti. Nessuno rimase lì, come fermo nel tempo ad aspettare qualcosa o qualcuno. Mai nessun altro li vide più. Dice che sono in America e che non voglion tornare più.
    Alludeva al fatto che ci saremmo persi di vista, imboccando ciascuno la propria strada.

    Il Tropico del Cancro è una linea immaginaria parallela all'equatore (a 23°27' verso Nord) che attraversa fra gli altri: Egitto, India, Messico (altra metafora di Terra Promessa usata da Vasco in "Vado al massimo", salvo poi "smentirsi" ironizzandoci sopra in "T'immagini" :-), Golfo di California (cfr."California dreaming" dei Mamas'n'papas:altro mito dell'America, nonchè inno del movimento hippy degli anni '70 - importato in Italia dai Dik Dik con la cover "Sognando California") e località esotiche come il Mar dei Caraibi e le Bahamas.

    Ma è soprattutto il più celebre romanzo di Henry Miller, uscito nel 1934 e per una trentina d'anni vietato in tutto il mondo. (Negli USA ne fu liberalizzata la vendita solo nel 1961, mentre in Italia ancòra nel 1967 aveva inguaiato l'editore Feltrinelli - che l'aveva fatto stampare in Svizzera per evitare che venisse sequestrato direttamente in tipografia.)

    Il libro (unico anche per il linguaggio originalissimo, antiletterario) tratta della vita parigina dello scrittore, che scappa dalla sua patria alla ricerca di un nuova esistenza fondata sul vivere il presente: "Non ho soldi, né progetti, né speranze. Sono l’uomo più felice del mondo", come dichiara fin dalle prime righe.
    Assumendo un atteggiamento passivo verso gli eventi, si abbandona alla vita e al suo corso volendone carpire solo ciò che gli serve a respirare, a godere, a non illudersi che esista un fine nobile o un ideale qualsiasi da perseguire. La prevalenza dell'istinto - contro qualunque razionalità di atteggiamenti, ricerca di sicurezze economiche, affettive, sociali, e soprattutto senza prospettive di alcun genere. ("Si può vivere senza amici, come si può vivere senza amore, o anche senza danaro, che tutti reputano un sine qua non.")
    È un'affermazione assoluta del diritto degli esseri umani a essere liberi (tanto che si lega a pochissime persone, forse a nessuno davvero) stemperata nella rassegnata constatazione dei limiti invalicabili dell'esistenza: nel finale, vedendo la Senna che scorre davanti a lui, dice "Il suo corso è stabilito". (tratto dalla recensione di F.L.Lago e A.Famiglietti)


    6.SENSAZIONI FORTI

    [..] Non ci bastano le solite emozioni: vogliamo bruciare. Sensazioni, sensazioni, sensazioni forti. Non importa se la vita sarà breve: vogliamo godere.
    Presumevo alludesse a pratiche sessuali estreme, a rischio MST.

    Sensazioni, sensazioni.. Non sono mai abbastanza: troppo presto ci si abitua, ci si stanca. Ma è impossibile, è impossibile far senza. [..]


    3.SUSANNA

    Susanna è una bambina tutta colorata che quando va a ballare sembra un'aranciata. E guarda già i maschietti con aria misteriosa,
    Richiama il "tutti quei maschietti che ogni tanto ti fai" di "Non l'hai mica capito"

    ma quando torna a casa la sera è tutta un'altra cosa.
    Poteva riferirsi a ciò che faceva con lo zio e il cugino, o anche solo alludere al vivere una doppia vita (ragazzo ammodo in pubblico ma, privatamente..)

    Susanna balla sempre tutto il pomeriggio
    Tipo quello con Mauro, quando Alessandro fece aspettare Angelo?

    ma non fa molto caso a chi le sta vicino
    Alessio.

    [..] Quando sorride ha un'espressione maliziosa che ti fa coraggio
    I vari "non ho fatto che pensare a te", "sei la persona con cui condivido più cose in assoluto", ecc.

    ma poi scompare e non la vedi più per tutto il pomeriggio.
    Alessandro invece era sparito addirittura per un'intera estate.


    5.ALIBI

    [..]nessuno fuori si accorse di niente
    Come nella maggior parte dei casi di abusi sessuali in seno alla famiglia.

    [..]eventuali connivenze, coincidenze
    Il senso di colpa tipico delle vittime di abusi sessuali. ("Forse l'ho provocato io." se non addirittura "Forse lo volevo anch'io.")

    alibi, alibi, alibi, alibi, alibi..
    La ripetizione ossessiva della parola "alibi" nel finale della canzone, suona come un rimprovero per i mille sotterfugi di Alessandro - e pare anche alludere al fatto che per coprire le bugie occorre inventarne sempre di nuove.

    Gong! Gong! Gong!..
    Il tono inquisitorio che domina in tutta la canzone raggiunge l'apice in questi "gong" cadenzàti, lungo tutta la lunghissima coda strumentale che chiude il brano (della serie "per chi suona la campana").


    8.ASILO REPUBLIC
    A me questa canzone non diceva proprio niente, mentre a Alessandro ricordava sua madre: maestra elementare alle prese con scolaresche irrequiete di mocciosi viziàti e maleducàti.

    I bambini dell'asilo stanno facendo casino. Ci vuole qualcosa per tenerli impegnati: ci vuole un dolcino, ci vuole uno spino..
    Dice che è stata una disattenzione della maestra, e subito uno si è buttato giù dalla finestra.
    Oddio che cosa si può inventare? Oddio che cosa possiamo dire? Quando sua madre arriverà, s'incazzerà.
    Certo che lavorare in un asilo dove c'è sempre casino, tranquilli qui non si può stare per niente: ci vuole un agente.
    Allora vedrete, con la polizia, che la situazione ritornerà come prima, più di prima, t'amerò...yeah.
    Più di prima ci sarà ordine e disciplina, e chi non vuole restare qui vada in collina.
    E se qualcuno la vuole menare con quella vecchia storia sull'educazione, abbiamo già bruciato tutti i libri: bruciamo lui, bruciamo anche lui.
    I bambini dell'asilo non fanno più casino: sono rimasti molto pochi, dopo i fuochi, nuovi fuochi..


    PRESENTAZIONE DELL'ALBUM

    Considerato sia da Vasco che dai suoi musicisti l'album della svolta, venne lanciato col singolo (45 giri) di "Non l'hai mica capito" - anche se lui temeva che così facendo l'avrebbero continuato ad associare al filone "Albachiara". Gli avrebbe piuttosto preferito "Colpa d'Alfredo" (che riteneva rappresentasse maggiormente il suo nuovo corso musicale), che quando uscì venne censurata nelle radio e scatenò un putiferio per via delle parole "troia" ma soprattutto "negro": a ben poco gli valse spiegare che "negro" era semplicemente il modo gergale dei giovani per indicare una persona spaccona, il duro, il dritto, il furbacchione, quello che ti frega sempre. (Nessuno però ci trovava niente di strano a definire "marocchini" tutti i venditori ambulanti: scelta altrettanto poco politically-correct, ma anche in quel caso si trattava di uno stereotipo e non di un dispregiativo xenofobo.)
    Ulteriori curiosità su Vascomania.it e su Vasco by Francesco (dove peraltro è riportata la celebre stroncatura di un critico moralista, oggi divenuta un perfetto esempio di "ride bene chi ride ultimo").